Tutti morimmo a stento
1968
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Fabrizio de Andre
-
Volume 1
1967 -
Tutti morimmo a stento
1968 -
Nuvole Baroche
1969 -
La buona novella
1970 -
Non Al Denaro Non All΄Amore Ne Al Cielo
1971 -
Storia Di Un Impiegato
1973 -
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1978 -
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1979 -
Fabrizio De Andre
1981 -
Crêuza de mä
1984 -
Le Nuvole
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Anime Salve
1996 -
Concerto di Teatro Brancaccio di Roma
1998
Fabrizio de Andre - Il cantico dei drogati / 1968
| Adaugat de borsa | 16.02.2014 |  Adauga
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Sterge
din favoriteFabrizio de Andre - Il cantico dei drogati
Versuri/text:
Ho licenziato Dio
gettato via un amore
per costruirmi il vuoto
nell'anima e nel cuore.
Le parole che dico
non han piu forma ne accento
si trasformano i suoni
in un sordo lamento.
Mentre fra gli altri nudi
io striscio verso un fuoco
che illumina i fantasmi
di questo osceno giuoco.
Come potro dire a mia madre che ho paura?
Chi mi riparlera
di domani luminosi
dove i muti canteranno
e taceranno i noiosi
quando riascoltero
il vento tra le foglie
sussurrare i silenzi
che la sera raccoglie.
Io che non vedo piu
che folletti di vetro
che mi spiano davanti
che mi ridono dietro.
Come potro dire la mia madre che ho paura?
Perche non hanno fatto
delle grandi pattumiere
per i giorni gia usati
per queste ed altre sere.
E chi, chi sara mai
il buttafuori del sole
chi lo spinge ogni giorno
sulla scena alle prime ore.
E soprattutto chi
e perche mi ha messo al mondo
dove vivo la mia morte
con un anticipo tremendo?
Come potro dire a mia madre che ho paura?
Quando scadra l'affitto
di questo corpo idiota
allora avro il mio premio
come una buona nota.
Mi citeran di monito
a chi crede sia bello
giocherellare a palla
con il proprio cervello.
Cercando di lanciarlo
oltre il confine stabilito
che qualcuno ha tracciato
ai bordi dell'infinito.
Come potro dire a mia madre che ho paura?
Tu che m'ascolti insegnami
un alfabeto che sia
differente da quello
della mia vigliaccheria.
Versuri/text:
Ho licenziato Dio
gettato via un amore
per costruirmi il vuoto
nell'anima e nel cuore.
Le parole che dico
non han piu forma ne accento
si trasformano i suoni
in un sordo lamento.
Mentre fra gli altri nudi
io striscio verso un fuoco
che illumina i fantasmi
di questo osceno giuoco.
Come potro dire a mia madre che ho paura?
Chi mi riparlera
di domani luminosi
dove i muti canteranno
e taceranno i noiosi
quando riascoltero
il vento tra le foglie
sussurrare i silenzi
che la sera raccoglie.
Io che non vedo piu
che folletti di vetro
che mi spiano davanti
che mi ridono dietro.
Come potro dire la mia madre che ho paura?
Perche non hanno fatto
delle grandi pattumiere
per i giorni gia usati
per queste ed altre sere.
E chi, chi sara mai
il buttafuori del sole
chi lo spinge ogni giorno
sulla scena alle prime ore.
E soprattutto chi
e perche mi ha messo al mondo
dove vivo la mia morte
con un anticipo tremendo?
Come potro dire a mia madre che ho paura?
Quando scadra l'affitto
di questo corpo idiota
allora avro il mio premio
come una buona nota.
Mi citeran di monito
a chi crede sia bello
giocherellare a palla
con il proprio cervello.
Cercando di lanciarlo
oltre il confine stabilito
che qualcuno ha tracciato
ai bordi dell'infinito.
Come potro dire a mia madre che ho paura?
Tu che m'ascolti insegnami
un alfabeto che sia
differente da quello
della mia vigliaccheria.
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